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Freedom Rugby placcare la rabbia con stile e regole

Il 10 ottobre si è finalmente disputata la partita di spareggio tra la selezione Seniores Rugby Milano e i ragazzi della Freedom Rugby allenati da Valerio Savino.  Il racconto, che ci regala l'educatrice la dottoressa Angelina De Luca, è più della cronaca di un pomeriggio in trasferta, fuori dalle mura del carcere. C'è il senso del nostro impegno, c'è la lettura attenta di un percorso educativo, c'è la visione di quel che vogliamo costruire insieme.

 

Dopo una andata e un ritorno conclusisi, a febbraio scorso, con uno speculare 11 a 9, una volta per la selezione Rugby Milano e una volta per noi, finalmente li spareggio: Forse, il più atteso nella storia di questa squadra nata all'interno dell' Istituto di pena minorile Beccaria.

Ora, che i rugbisti siano tipi che sanno attendere – rimboccandosi le maniche e lavorando sodo – lo sapevamo. Che l’operosa attesa sia stata lunga anche più del lockdown di questa annata così bizzarra, è quello che forse è andato oltre ogni aspettativa.

Tra allenamenti a singhiozzo e tanto impegno da parte di tutti per garantire quello che poteva essere garantito e anche di più, la giornata di oggi si chiude clamorosamente e col batticuore, con un bel 9 a 6 in favore dei giovani della Freedom Beccaria, la squadra di rugby costituita dai ragazzi del Gruppo Avanzato dell’I.P.M. “C. Beccaria” di Milano, che già prima dell’emergenza sanitaria si erano dignitosamente portati in pari con una temibile selezione dell’A.S. Rugby Milano, la stessa che oggi hanno addirittura battuto, nonostante quest’ultima annoverasse al proprio interno un’ampia percentuale di giocatori della prima squadra del Club.

I ragazzi del Beccaria hanno, quindi, risposto con tenacia e perseveranza ai loro allenatori, mostrandosi all’altezza di un Club, che da oltre un decennio coltiva come rose diverse generazioni dei nostri giovani attraverso interventi settimanali assolutamente 'ovalized'.

Che piova o che faccia bello, con l’erba alta o coi sassi, da anni gli Avanzati di Milano trascorrono il sabato pomeriggio ad “andare avanti guardando indietro”, assaltandosi alle ginocchia, ma con stile, anzi con tecnica. Soprattutto, con regole.

D’altra parte, è sulle regole e sulla possibilità di modulare la rabbia che tutti sono disposti a concordare quando si discorre di utilità dell’attività rugbistica in carcere.

Quello che probabilmente si vede meno, o si vede dopo, è cosa ne può nascere oltre l’orizzonte gestionale o meramente espressivo.

L’assetto valoriale del rugby lavora in sinergia con il lavoro degli operatori della giustizia minorile, poiché li supporta a dare indirizzo all’età evolutiva.

In che direzione? Quella della cooperazione e della solidarietà, della lotta al razzismo e alle dinamiche del bullismo.

Placcandosi per due tempi e addentando insieme la focaccia durante il terzo tempo, i ragazzi del minorile hanno fatto in questi anni una lunga e reiterata esperienza correttiva, assimilando più che hanno potuto una controcultura della relazione che, quantomeno, antagonizza le derive della subcultura carceraria.

Stiamo parlando di costruzione di una cittadinanza cooperante, nella quale viene riassunto il ponte dentro-fuori, il carcere “aperto” al territorio, le biografie che non si interrompono, insomma qualcosa che è più di un mandato istituzionale, ma è diventato già un ideale regolativo che ispira e nutre le nostre prassi educative.  

Dott.ssa Angelina De Luca

Educatore Gruppo Avanzato – I.P.M. Milano

 

 

 

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