/

Lettera aperta di una mamma

Una mamma che non riusciva più a  tenersi tutto dentro, ha preso carta e penna e ha scritto tutto quello che le 'sobbolliva' da tempo. Una lettera, una spremuta di cuore. Dentro ci sono tutte le emozioni, le paure e le sorprese. Dentro c'è tutto, ci siamo dentro tutti. È quello che qualcuno chiama 'tatuarsi addosso la maglia'. È rugby ma non solo.

 

 Ciao  Presidente, ciao Sergio.

Sono S., mamma di un rugbysta U10, ieri mio figlio ha ripreso gli allenamenti dopo la pausa natalizia e a dire il vero non so se era più felice lui o io. Da giorni sentivo che qualcosa non stava andando come sempre, pur essendo rilassata e felice delle vacanze trascorse e del tempo passato con marito e figli qualcosa di strano c’era.

Mi mancava il rugby. Si, mi mancava fare 47 km per raggiungere il campo (da settembre ci siamo trasferiti) mi mancavano le cantante e i discorsi in macchina con i miei figli, nel traffico per raggiungere il campo, mi mancavano i rientri al buio la sera, con loro che dormono svenuti nei loro seggiolini e le chiacchiere con mio marito al volante, unico momento di pace per farle, mi mancano le corse il sabato mattina tra compiti, spesa, commissioni...tutto per arrivare in tempo al campo, mi mancano i pisolini la domenica pomeriggio davanti al camino dopo un torneo al freddo e al gelo, mi manca persino il borsone di roba da lavare, ma soprattutto mi mancava il campo.

Per noi il Curioni non è solo un luogo, per noi è diventato molto di più, una terapia, uno scaccia pensieri dallo stress del lavoro, dalle rogne quotidiane, da problemi di ogni tipo. 

Al Curioni dentro una birra e una chiacchiera, io trovo la terapia che nessun esperto psicologo sarebbe in grado di dare. Nelle ultime settimane mi sono mancate le persone, mi è mancato lo sguardo attento di mio figlio quando il suo allenatore gli parla nel cerchio, lo facesse con me a casa ne sarebbero felici le mie corde vocali sempre vibranti....Mi è mancato il confronto con gli altri genitori, la battuta, lo spettegolezzo, il parlare di aria fritta; mi è mancato il non pensare a niente per trovare l’energia per mandare avanti il tutto. 

Mi manca la profonda leggerezza di quelle due ore di non far niente che mi lavorano dentro, nel profondo. Quella leggerezza che prende forma quando hai bisogno di rincuorare tuo figlio per un momento di crisi a scuola o la difficoltà nell’ ambientarsi in un luogo nuovo. Il parallelismo vita quotidiana- rugby negli ultimi mesi è stata la benzina che mi ha aiutato a mandare avanti la macchina. Il paragonare una meta, un sostegno, una squadra, è stato un assist per aiutare mio figlio ad assecondare le lacrime e ritrovare il sorriso e la grinta.

Il rugby sta dando molto a tutta la mia famiglia. Mia figlia, 5 anni non ne vuole sapere di giocare però si è costruita una squadra di amichette/i di cui non può fare a meno. Il piccoletto, 1 anno, è diventato la mascotte del gruppo e al campo trova una serie di zie pronte a coccolarlo e alleggerirmi di lui per qualche ora. Il rugby a mio marito sta facendo lievitare la pancia come la pizza, perché le chiacchiere senza una bionda in mano non hanno lo stesso sapore.

Penso che il merito di tutto questo non sia solo il rugby ma di chi ha saputo trasformare questo sport nel campo e l’ASR in questo ha fatto meta, non è solo una società sportiva è molto altro e ne ho conferma per paradosso, soprattutto quando al campo non ci vado.

Gli educatori  non allenano ad uno sport ma allenano alla vita. Spesso a fine allenamento tirano fuori ad un bambino quello che mille parole di un genitore non sono in grado di fare.

Sono fiera di rispondere a chi me lo chiede “mio figlio fa rugby in ASR” . Grazie per rendere tutto cosi spontaneo o come dice Terruzzi, semplice.

Con affetto

S.

  

 

Main Sponsor

Partner