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Lettera di un papà

Che stagione! I nostri giovani si sono conquistati l'accesso alla fase nazionale. Petrarca, Benetton e domenica prossima il Calvisano. 
Quello che ogni genitore della Under 18 ha dentro è  in questa lettera, ma lui lo ha detto meglio di chiunque, con le parole giuste.  Siatene fieri e noi di voi.

"A Treviso non ci dovevo andare.
Non per il freddo e il tempaccio, che pure mi ha intirizzito.
Non per le sei ore di pullman.
Non per il pronostico sfavorevole, con mezza squadra fuori e i Leoni veneti a caccia del loro primo boccone, dopo l'osso duro e indigesto del Calvisano.
Non per niente ma per le mille incombenze che avevo e che mi aspettavano al varco, accatastate nel corso della settimana, per una domenica, per di più ottimamente uggiosa alla bisogna casalinga. 
Avrei dovuto solo solo andare a Lambrate, sganciare il 'pupo' in prossimità del piazzale e, senza neppure spegnere il motore, girare  la macchina e ricatapultarmi a casa.
Dovevo... 

Ma era una settimana che qualcosa mi lavorava dentro, in sottofondo, un ricordo ipnotico ad agitarsi laggiù, quassù, in una qualche zona indefinita tra pancia, mente e cuore... 
Il ricordo fosforico di una staccionata bianca a perimetrare l'infinito, la gioia pura, tra un vialetto scrocchiante di ghiaia e i campi sterminati, verdi e perfetti, della Ghirada.
Il ricordo di 12 e di 10 anni prima, i miei 2 "Topolino", la prima volta e la seconda in cui mi trovai vis a vis con quella staccionata. La stessa di ieri, proprio lei: bianca appunto, e spessa, solida, tonda e rassicurante; e bassa, accogliente, a misura d'uomo, buona per sostenere la vista e i gomiti...
Il ricordo vivo di una masnada di nanetti U9 e U11 che scendono dal pullman... E ammutoliscono stupefatti... E si dirigono ipnotizzati fino al limite di quella recinzione, con lo sguardo e con il pensiero già oltre, a correre a perdifiato sui campi infiniti...
Lo sguardo loro, così denso, così puro e incantato, così felice... E lo sguardo mio, e di tutti gli adulti presenti, nel loro... 
È stata la potenza di quel ricordo, di quella unione di sguardi e di emozioni con i miei figli e con tutti i ragazzi presenti allora, a farmi parcheggiare ieri la macchina vicino al piazzale, e salire sul pullman con una strana euforia sottopelle, la stessa che si prova quando facciamo qualcosa di inaspettato, di imprevisto, di giusto, qualcosa che volevamo davvero fare, in asse col nostro centro, senza pensare al resto...

È vero, io a Treviso non ci dovevo andare, però ringrazio il cielo, anche quello che ieri mi ha riempito di pioggia, di esserci andato... 
Perchè ho visto 30 leoni in campo, leoni biancorossi e leoni biancoverdi, nel primo e nel secondo tempo... E per noi, forse i 40 minuti più belli, più intensi, più vivi e presenti, di tutta una stagione... 
Perché ho visto ancora una volta quegli sguardi, quella magia, quella voglia e quella gioia...

Siatene fieri di questa domenica ragazzi, ragazzi di Milano e ragazzi di Treviso, indossatela con orgoglio, perché ieri l'avete davvero meritata la vostra maglia. 
Perché avete giocato una partita di rugby, vera, da tutti i punti di vista. Perfettamente incorniciata da una staccionata bianca". 

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